Fondo Raffaello Marchi – Angela Maccioni

Rimasto custodito per decenni nella casa di via Attilio Deffenu, il fondo Raffaello Marchi e Mariangela Maccioni nel 2018 viene acquisito dall’ Istituto superiore regionale etnografico (ISRE).

Rimasto custodito per decenni nella casa di via Attilio Deffenu, il fondo Raffaello Marchi e Mariangela Maccioni nel 2018 viene acquisito dall’ Istituto superiore regionale etnografico (ISRE).
L’archivio raccoglie materiale di vario genere volto a descrivere sia l’attività professionale di Marchi che la vita privata; si tratta di manoscritti, appunti, bozze di articoli di giornale, materiale relativo a studi etnografici, corrispondenza che coprono l’arco cronologico 1930-1980. Di particolare interesse il materiale fotografico a tema etnografico e privato.
Sono presenti inoltre disegni, stampe e litografie realizzate da Marchi durante la permanenza presso l’Accademia di Belle Arti a Firenze.

Demoetnoantropologo autodidatta, inizialmente poeta e già frequentatore del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, Raffaello Marchi (Nuoro, 28 giugno 1909-16 aprile 1981) fu uno dei più appassionati conoscitori di quegli usi e costumi regionali sui quali andarono a concentrarsi le rinnovate attenzioni di ricercatori e documentaristi di fama anche internazionale.
Imprescindibile per una piena comprensione della figura di Marchi è il suo sodalizio, intellettuale oltre che amoroso, con Mariangela Maccioni (Nuoro, 17 aprile 1891-26 settembre1958), “la maestra resistente” sposata nel 1935 e già animatrice, nella sua casa di via Barisone, di un vero e proprio cenacolo antifascista, aperto al dibattito e alla libera circolazione delle idee.

Condivise con la moglie un percorso di vita basato sulla cultura e sulla libertà delle idee, animato principalmente da una curiosità trasversale e polivalente confermata dalla varietà delle pubblicazioni a sua firma (su quotidiani e riviste, come in volume) sulle tradizioni popolari sarde – dalle maschere alla religione passando per l’oralità e le scritture.
Raffaello Marchi diverrà un vero e proprio punto di riferimento per intellettuali e studiosi non solo locali; darà avvio all’esperienza del Teatro Sperimentale Sardo, e alcuni artisti dovranno proprio alla sua frequentazione alcune determinanti scelte di percorso.

Le sue pubblicazioni di vario argomento su quotidiani e riviste, non sono ancora state raccolte in un’opera omnia (tra gli altri contributi: Il Partito Sardo d’Azione socialista interprete della lotta politica sul quotidiano “Avanti” nel 1949; Dante e la Sardegna su “Il Nuovo Corriere” nel 1955; Cagliari acropoli luminosa su “Tuttitalia” nel 1963); anche le sue importanti ricerche sulle pratiche magiche nella Sardegna, intraprese a partire dagli anni Cinquanta, sono state pubblicate postume nel 2006 nel volume La sibilla barbaricina. Ancora fino alla fine degli anni Cinquanta, inoltre, rari componimenti poetici continueranno a comparire su riviste (“Il Meridiano”, “Il Palio”, “Noi donne”, “Milano Sera”, “Paragone”).

Ultimo aggiornamento

31 Ottobre 2025, 12:39